Cattedrale di S.Stefano
Storia (fonte BeWeb)
La diocesi di Biella venne istituita nel 1772 e l’antica chiesa comunale di Santa Maria in Piano elevata al rango di chiesa cattedrale.
Come risulta dalla lapide di fondazione, la chiesa era stata costruita a partire dal 1402, per il voto dei biellesi scampati alla pestilenza di fine XIV e inizio XV sec., in sostituzione di una precedente piccola chiesa risalente presumibilmente all’XI secolo di cui sono conservati alcuni capitelli romani. Il carattere unitario neogotico della cattedrale è dovuto a importanti lavori di ristrutturazione generale della chiesa, avviati dal Capitolo dei Canonici a partire dal 1773 e grandemente finanziati da casa Savoia. La prima fase dei lavori (1772-1803) comprese, per quanto concerne la parte architettonica, l’ampliamento delle due navate laterali e la costruzione delle quattro cappelle (due per ogni lato), intervallate da locali a pianta rettangolare; la sistemazione delle parti conclusive delle due navate minori; la sistemazione delle due cappelle del transetto; la costruzione della sacrestia e dell’aula capitolare; la realizzazione dei sepolcreti dei canonici e dei vescovi in ambienti sotterranei. L’ edificio è stato decorato internamente con grandi prospettive su abside, presbiterio e cupola; le opere nel coro sono state realizzate sin dal 1784 da Giovannino Galliari. Nello 1784 inoltre Carlo Cogrosso eseguiva la grande ancona dell’abside con l’Assunzione della Vergine. Nella seconda fase ottocentesca dei lavori si provvide all’aggiunta in facciata del pronao di Felice Marandono ed all’ultimazione delle cappelle laterali; la decorazione pittorica fu estesa alle navate ed alle cappelle. Nel 1806 la cattedrale venne dedicata a Santo Stefano Protomartire, cui era già intitolato l’antico claustrum esistente nelle vicinanze, demolito poi nel 1872 per far posto alla casa parrocchiale, di cui si conserva ancora il bel campanile romanico dell’XI secolo. Accanto alla cattedrale è collocato l’antico battistero di San Giovanni, una tra le più notevoli costruzioni della primitiva arte romanica in Piemonte. È un piccolo edificio a pianta quadrata con absidi semicircolari su ogni lato; sulla parte centrale si imposta il tamburo ottagonale, coronato da un lanternino a base quadrata. Esternamente presenta una variegata tessitura muraria costituita da alcuni ciottoli e mattoni disposti a spina di pesce, altri sistemati in piano e tratti misti di mattoni e ciottoli collocati alla rinfusa; questi vari materiali sono legati tra loro da spessi strati di malta. Sotto le cornici del tetto vi è una decorazione ad archetti pensili con piccole nicchie. L’interno è semplice e disadorno: anticamente le pareti erano completamente affrescate con dipinti di cui si conservano alcuni frammenti, tra cui una Madonna con il Bambino e un santo Martire. Ad un primo intervento sugli spazi per le celebrazione liturgiche del 1966 (un palco in legno davanti alla balaustra marmorea, dal carattere provvisorio) seguì nel 1998, l’adeguamento definitivo del presbiterio alla nuova sensibilità liturgica del Concilio Vaticano II: il progetto dell’arch. Gaspare Masserano ha previsto l’ampliamento dell’area presbiterale, la collocazione di nuovi arredi liturgici (altare ed ambone), il riutilizzo del pulpito ligneo e la revisione dell’impianto di illuminazione. Le antiche balaustre marmoree assecondano lateralmente la nuova grande area presbiterale e consentire un agevole accesso al pulpito, che viene così utilizzato nelle celebrazioni solenni per l’annuncio della Parola.